domenica, agosto 17, 2008

The longest journey, pt.1 [departure]

PROLOGO: Ops è partito. Un viaggio di lavoro di quindici giorni, cinque paesi diversi e due Americhe. E siccome Ops è italiano ma quando può non vola Alitalia, anche questa volta si trova a far scalo nella teutonica Monaco.

I FATTI: Io e l'aeroporto di Monaco non abbiamo un buon rapporto. L'aeroporto di Monaco a prima vista è nuovo e scintillante, razionale ed ordinato come dovrebbe essere ogni aeroporto tedesco. Infonde un falso senso di sicurezza, poiché, naturalmente, in siffatto aeroporto tedesco nulla dovrebbe accadere fuori programma. E quindi ogni volta mi dirigo con passo sicuro verso l'imbarco, controllo l'orario, sono in anticipo, estraggo con disinvoltura il laptop e mi tuffo in un oceano di email. Di quando in quando getto uno sguardo fugace oltre lo schermo, così, per assicurarmi che il mondo sia dove lo avevo lasciato. Ma piano piano, un'occhiata dopo l'altra, quasi in punta di piedi, si fa strada in me la consapevolezza che è successo di nuovo. Qui ci sono solo io.

Sarà che io sono una amante infedele, un mercenario del biglietto aereo al prezzo migliore, però voglio dire, signor aeroporto di Monaco, di qui ci passo spesso, potrebbe anche trattarmi un po' meglio, ecco insomma, potrebbe anche impegnarsi!

L'aeroporto di Monaco ha una densità di schermi per metro quadro da fare invidia a Times Square. L'ignaro passeggero, ormai conscio di essere in attesa al gate sbagliato, cerca conforto in questi moderni oracoli per capire dove volgere i suoi passi. Ma gli oracoli, si sa, sono personaggi caratteriali. Il mio sguardo incontra gru pronte a spiccare il volo, volti sorridenti di bionde hostess, lucenti aviogetti che si stagliano contro cieli blu. Tutti segni propizi e benaugurali per il viaggio a venire, sono d'accordo, ma ora il problema è trovarlo, quel maledetto aereo.

Il mio passo si affretta sempre più, i minuti scorrono, sento le prime gocce di sudore scendere sulla fronte. Dopo aver percorso a ritroso diverse centinaia di metri dal gate 38 fino al controllo di sicurezza, trafelato, esausto, eccolo, come un miraggio, il tabellone dei voli in partenza. San Paolo San Paolo San Paolo dove sei... ah ecco... Sao Paulo 9.45 gate, gate, gate... 41?!?

Signor aeroporto di Monaco, io sono un viaggiatore mite e civile, ma questa volta mi permetta, ha proprio superato il limite. Questa volta mi permetta, davvero, non senza un briciolo di soddisfazione, di accommiatarmi con un gesto di chiara stizza, citando peraltro Masini.

LESSONS LEARNED: Mai abbassare la guardia all'aeroporto di Monaco.

domenica, agosto 03, 2008

Toys in the attic

PROLOGO: Ops non è andato in ferie. Da diversi anni ormai apprezza la città in agosto, strana e deserta... quando rimangono solo pochi testimoni di innumerevoli prodigi... niente più coda alle poste, l'ipercoop è deserta, sull'autobus c'è posto a sedere... sanno che non saranno creduti quando racconteranno ad amici e parenti, con l'aria sognante e una scintilla di follia negli occhi, che davvero, per una settimana, hanno trovato parcheggio in centro, proprio in centro si!, proprio davanti all'ufficio.

I FATTI: Sono solo a casa. Il resto della famiglia si è volatilizzato per sfuggire al caldo afoso di questa città. Vivo in uno strano limbo fra aperitivi e cene fuori, ma non posso nascondere a me stesso la verità.

Si. Non ho voglia di fare la spesa cucinare fare il bucato stirare passare l'aspirapolvere bagnare le piante e quant'altro.

Sono pigro. Ripeto come un mantra domani faccio tutto ma è un mantra fallimentare. Non funziona e basta.

La polvere in fondo non è un problema. Fondamentalmente è pigra almeno quanto me. Quando passo si solleva, ma poi torna al suo posto e non si muove più. La biancheria da lavare, fino a quando nel cassetto ci sarà un paio di mutande pulite, non sarà un problema. Dopodiché andrò da Intimissimi e ne comprerò di nuova, già lavata. Le camicie da stirare sono riottose, per cui mi vesto esclusivamente di polo, con l'unico problema che le polo nuove costano troppo, per cui dovrò cedere a questo ignobile ricatto delle leggi di mercato e, in extremis, stirare quelle che ho lavato. La spesa non è un problema finché ho qualche chilo di troppo. Assorbo l'acqua direttamente dal boccione in ufficio.

La mia preoccupazione, crescente, è il frigorifero. Strani rumori. Da quando mio fratello è partito non lo più aperto, non ho idea di cosa contenga. Qualsiasi cosa lì dentro dovrebbe essere morta. Quindi non produrre rumori. Credo che fingere di ignorare questo problema non sia stata la scelta giusta fin dall'inizio. Avrei dovuto procedere con cura coscienziosa all'eliminazione prima delle insalate, poi della frutta fresca, per passare in rapida sequenza alle uova ed infine ai formaggi. I sottaceti sono alleati fedeli che non ti tradiscono mai.

Ormai è tardi, lo sento di nuovo. È il richiamo della muffa, che circuisce inesorabile prima i pomodori, poi il finocchio e la verza, plagia i formaggi e, senza pudore, corrompe il salame e il prosciutto.

Alla fine dovrò aprirlo. Affronterò il nemico con coraggio, fermezza e piglio severo. E bicarbonato. Debellerò la muffa e caccerò i collaborazionisti. Sarà un new deal. Una nuova era di felicità e cibi freschi, dove le zucchine danzeranno con il petto di pollo, ammiccando felici alla cipolla. Il finocchio in disparte, timido, osserverà il cardo flirtare con le uova. Saremmo una grande famiglia, riuniti a tavola ogni sera!

Certo. Ormai ho deciso e niente mi farà cambiare idea. Domani faccio tutto!

LESSONS LEARNED: Imponete a vostro fratello di svuotare il frigorifero prima di partire.