AUTORE: Cecilia Randall
EDITORE: Giunti
ANNO: 2006
PAGINE: 720
Vi è mai capitato di comprare un libro e non sapete il perché? Ecco, io ero in coda alla cassa del supermercato e mentre aspettavo ho deciso che le offerte estive scontate del 30% potevano essere una buona occasione per leggere qualche cosa che non sia un blog o un forum, ogni tanto. Il favorevole rapporto fra spessore e prezzo, assieme all'enigmatica quarta di copertina ("La Terra si fermò in un punto preciso. È la storia, e non è più un gioco. Come uscire da Hyperversum?") hanno così attratto il Hyperversum verso il carrello della spesa.
L'impatto è stato mozzafiato, le prime pagine drammatiche. No, no, non preoccupatevi, pensavo di aver comprato un libro a cavallo fra fantasy e fantascienza, e non avevo sbagliato genere. Solo all'inizio sembrava di avere fra le mani la sceneggiatura di un B-movie anni '80: sei giovani americani vengono improvvisamente catapultati da un videogioco nella Francia del '200, tutti devono adattarsi loro malgrado alla nuova realtà tranne uno, che fin da principio dimostra tutte le qualità dell'eroe senza macchia e senza paura.
Abbastanza agghiacciante come prospettiva, o no?
Invece superato il primo impatto Hyperversum si è rivelato una lettura piacevole, che definirei da ombrellone, un romanzo non certo fantasy o fantascientifico, se non per l'espediente iniziale del viaggio nel tempo, anzi quasi un romanzo storico alla Ivanhoe. Non essendo esperto non posso esprimermi sull'accuratezza nella ricostruzione degli usi e costumi del tempo, ma da buon appassionato di fantasy ho apprezzato le succose descrizioni del mondo medioevale col quale devono fare i conti i protagonisti che fra scorci di vita quotidiana, tornei e matrimoni da favola vengono coinvolti nei giochi di potere nobiltà francese alla vigilia della battaglia di Bouvines (27 luglio 1214). Schieratisi inizialmente per necessità, svilupperanno presto legami quasi più forti di quelli che li legano al loro tempo, dando all'autrice modo di soffermarsi sui valori tipici della letteratura cavalleresca: virtù, fedeltà, amicizia, amore. La trama scorre abbastanza lineare, con pochi colpi di scena e piuttosto prevedibili, ma riesce comunque a mantenere un buon ritmo e un'ottima coerenza dalle prime alle ultime pagine, quasi fosse un film d'azione fra intrighi, duelli, inseguimenti e intrecci amorosi. Mi sono sorpreso più volte a pensare "solo un altro capitolo poi a letto". Non male visto l'esordio, peccato solo che la figura del protagonista sia davvero ingombrante e lasci poco spazio ai comprimari, che avrebbero meritato di essere tratteggiati in modo più completo e invece sembrano spesso andare a rimorchio delle azioni dell'eroe di turno.
Un altro punto a favore è la buona qualità dell'italiano, caratteristica che non do più tanto per scontata dopo le ultime letture: a favore di Cecilia Randall gioca senz'altro il fatto di essere italianissima, infatti dopo una rapida ricerca su Google ho scoperto che dietro questo pseudonimo si cela l'emiliana Cecilia Randazzo (avevo sospettato italiche origini già leggendo i rigraziamenti eh, ma poi mi son detto magari il traduttore è stato molto zelante), autrice non solo di Hyperversum ma di altre novelle e disegnatrice chiaramente influenzata dallo stile dei manga giapponesi.
Deludente invece l'epilogo, veramente poco originale, deciso scivolone che sembra cucinato ad hoc per aprire la strada ad un seguito, del quale al giorno d'oggi nessun autore sembra poter fare a meno... e infatti in giro per la rete ho trovato annunciata l'uscita del secondo volume.
Il giudizio finale è quello di un buon romanzo di cappa e spada, piacevole da leggere e avvincente il giusto. Ottimo per l'estate o per rilassarsi la sera, anche se credo che non comprerò il seguito. O magari lo comprerò l'estate prossima.
Per dovere di cronaca, questa intervista su KULT Underground smonta buona parte della mia recensione. Eh, che dire, non sono perfetto.
L'impatto è stato mozzafiato, le prime pagine drammatiche. No, no, non preoccupatevi, pensavo di aver comprato un libro a cavallo fra fantasy e fantascienza, e non avevo sbagliato genere. Solo all'inizio sembrava di avere fra le mani la sceneggiatura di un B-movie anni '80: sei giovani americani vengono improvvisamente catapultati da un videogioco nella Francia del '200, tutti devono adattarsi loro malgrado alla nuova realtà tranne uno, che fin da principio dimostra tutte le qualità dell'eroe senza macchia e senza paura.
Abbastanza agghiacciante come prospettiva, o no?
Invece superato il primo impatto Hyperversum si è rivelato una lettura piacevole, che definirei da ombrellone, un romanzo non certo fantasy o fantascientifico, se non per l'espediente iniziale del viaggio nel tempo, anzi quasi un romanzo storico alla Ivanhoe. Non essendo esperto non posso esprimermi sull'accuratezza nella ricostruzione degli usi e costumi del tempo, ma da buon appassionato di fantasy ho apprezzato le succose descrizioni del mondo medioevale col quale devono fare i conti i protagonisti che fra scorci di vita quotidiana, tornei e matrimoni da favola vengono coinvolti nei giochi di potere nobiltà francese alla vigilia della battaglia di Bouvines (27 luglio 1214). Schieratisi inizialmente per necessità, svilupperanno presto legami quasi più forti di quelli che li legano al loro tempo, dando all'autrice modo di soffermarsi sui valori tipici della letteratura cavalleresca: virtù, fedeltà, amicizia, amore. La trama scorre abbastanza lineare, con pochi colpi di scena e piuttosto prevedibili, ma riesce comunque a mantenere un buon ritmo e un'ottima coerenza dalle prime alle ultime pagine, quasi fosse un film d'azione fra intrighi, duelli, inseguimenti e intrecci amorosi. Mi sono sorpreso più volte a pensare "solo un altro capitolo poi a letto". Non male visto l'esordio, peccato solo che la figura del protagonista sia davvero ingombrante e lasci poco spazio ai comprimari, che avrebbero meritato di essere tratteggiati in modo più completo e invece sembrano spesso andare a rimorchio delle azioni dell'eroe di turno.
Un altro punto a favore è la buona qualità dell'italiano, caratteristica che non do più tanto per scontata dopo le ultime letture: a favore di Cecilia Randall gioca senz'altro il fatto di essere italianissima, infatti dopo una rapida ricerca su Google ho scoperto che dietro questo pseudonimo si cela l'emiliana Cecilia Randazzo (avevo sospettato italiche origini già leggendo i rigraziamenti eh, ma poi mi son detto magari il traduttore è stato molto zelante), autrice non solo di Hyperversum ma di altre novelle e disegnatrice chiaramente influenzata dallo stile dei manga giapponesi.
Deludente invece l'epilogo, veramente poco originale, deciso scivolone che sembra cucinato ad hoc per aprire la strada ad un seguito, del quale al giorno d'oggi nessun autore sembra poter fare a meno... e infatti in giro per la rete ho trovato annunciata l'uscita del secondo volume.
Il giudizio finale è quello di un buon romanzo di cappa e spada, piacevole da leggere e avvincente il giusto. Ottimo per l'estate o per rilassarsi la sera, anche se credo che non comprerò il seguito. O magari lo comprerò l'estate prossima.
Per dovere di cronaca, questa intervista su KULT Underground smonta buona parte della mia recensione. Eh, che dire, non sono perfetto.