domenica, ottobre 28, 2007

MSN rende folli

v4ne554: vocabolario
ops: rione

v4ne554: netturbino
ops: noleggio

v4ne554: giogo
ops: golosone

v4ne554: nepotismo
ops: mo...
ops: mavaffanculo

v4ne554: ma che mo
v4ne554: è smo

ops: scusa
ops: smavaffanculo

v4ne554: smooooo
ops: smovaffanculo

v4ne554: lobotomizzato
ops: totalmente

v4ne554: teletrasporto
ops: totalitarismo
ops: smovaffanculo
ops: lobotomizzato

v4ne554: smottamento
ops: totalmente
ops: sono entrato in loop

v4ne554: smottamento
v4ne554: no

ops: terrorizzato

v4ne554: esci
ops: ok aspetta che mi vesto
v4ne554: nooo
v4ne554: esci dal loop
ops: veramente sono in camera
v4ne554: ...
v4ne554: uffa non si può giocare con te!

ops: posso postare questa conversazione sul blog??
v4ne554: maccerto!
ops: evvai!!

domenica, ottobre 21, 2007

Ombre.

OMBRE [om.bra] s.f. - [...] La figura che un corpo opaco proietta su una superficie e che ne riproduce, più o meno alterata, la forma [...]
Definizione da Giacomo Devoto e Giancarlo Oli, "Il dizionario della lingua italiana", Le Monnier

Ci sono cose che semplicemente ci rifiutiamo di accettare, no?

La verità è davanti ai nostri occhi, troppo abbagliante per poterla guardare, la sua voce così forte che premiamo le mani sulle orecchie per non sentirla, siamo come bambini accucciati a terra, seduti sui nostri talloni, e semplicemente fingiamo che la realtà sia quella che immaginiamo noi, neghiamo con forza e con rabbia tutto quello che non era previsto, tutto quanto non sia esattamente come noi avevamo immaginato.

Oggi è stata una bella giornata, di un freddo pungente e blu come il cielo limpido, di un freddo pungente e rosso come le foglie d'autunno che si fermano ai bordi della strada, di un freddo giallo come la mia moto e il sole che scalda le spalle mentre ti fermi a contemplare le valli e il mare. In una giornata come oggi l'unico problema è come impostare le curve, non rimanere troppo indietro, stare bene con tutti questi amici sconosciuti e scoppiare le bustine di zucchero da vero professionista.

Poi mi chiami tu, in quattro parole mi dici cose che non capisco, perché non riesco a trovare in senso in quello che mi hai detto, non riesco a trovare il senso di una telefonata così cattiva in una giornata così bella, non riesco a capire perché, davvero, perché ti sei disturbata a chiamarmi per schiaffeggiarmi? Bastano il tuo silenzio e la tua fretta per questo, fanno molto più male delle tue parole, te lo assicuro.

Sei così diversa. Sei così cambiata. E poi finalmente ho accettato di essere innamorato di un'ombra.

È questo quello che rimane di noi. Un'ombra che riproduce sul mio cuore, più o meno alterata dal tempo, la nostra felicità passata.

lunedì, ottobre 01, 2007

Coincidenze.

COINCIDENZA [co.in.ci.dèn.za] s.f. - Concorso di fatti o circostanze fortuite [...]
Definizione da Giacomo Devoto e Giancarlo Oli, "Il dizionario della lingua italiana", Le Monnier

Prendere la patente è stata un faticaccia. E vorrei sapere chi ha deciso che gli esami di riparazione non servono, perché io, forse un po' in ritardo sui tempi, sono stato promosso a settembre. Peccato ormai la stagione motociclistica sia agli sgoccioli: anche se il buon Dio ha voluto graziarmi con cielo sereno sereno, temperatura mite e traffico moderato durante il cimento, alla fine le nuvole hanno fatto capolino e ne è venuta giù un sacco e una sporta. Ovviamente è venuta giù anche sulla testa del sottoscritto. Stupidamente devo dire... ma con una improbabile sequenza di eventi che forse mi ha salvato la pelle.

Mercoledì pausa pranzo come al solito di fretta, mangio un boccone e prendo il casco per riportare Amarilla ai box visto che nonostante il sereno le previsioni promettono acqua. Arrivato davanti al cancello però... ho come l'impressione che sarà durissima mettere la bimba al riparo, a meno di non sfondare la grata a cascate: ho dimenticato le chiavi. Solo che ormai è tardi, non ho più tempo per ripassare da casa, così vado in ufficio su due ruote.

Alle sei (passate da un pezzo sia ben chiaro, qui si lavora non si cazzeggia!) si parte per l'aperitivo in centro. Moto, non moto, ma si vado in moto. Sbagliato. L'aperitivo tira per le lunghe, non vedo gli amici da un pezzo, si chiacchiera del più e del meno, finché ad un tratto non cade l'occhio su un paio di ombrelli che passano davanti alla porta, poi altri due, poi altri tre, poi un tuono... ma nooo... Fuori piove ma non troppo, nei dieci minuti fino a casa mi sono lavato più per l'acqua alzata dalle auto che per quella caduta dal cielo. Recuperate le famigerate chiavi infilo Amarilla nella tana e me ne vado ad asciugarmi.

Passa qualche giorno e sabato mattina mi prende la voglia pazza di unirmi, finalmente con un titolo legale che attesta il mio diritto di stare su strada a cavallo dei miei due cilindri, agli amici che vanno a girare in Francia. Lei non è della stessa idea. Parte bene, faccio una rampa, tossisce un po', si spegne. E non c'è verso, non tiene il minimo, si spegne. Quando mi accorgo che i tre piani di parcheggio interrato sono più affumicati di un pub irlandese il mercoledì sera desisto, alquanto incazzato, e me ne torno à la maison.

Ho passato un fine settimana di pessimo umore, probabilmente uno degli ultimi con un po' di sole e temperature miti, da neopatentato con la moto ferma. Probabilmente meglio che se la moto fosse partita e io fossi andato a girare, comunque, visto che gli amici in Francia hanno evitato per un soffio un furgone che si credeva una palla da bowling e li credeva birilli. Non posso far a meno di pensare che forse non avrei avuto la prontezza di aprire il gas invece che frenare, o forse non avrei frenato abbastanza, o forse...

Forse dovrei ringraziare Dio, la pioggia e Amarilla. Però poi la porto dal meccanico.