venerdì, giugno 15, 2007

Viaggio.

VIAGGIO [viàg.gio] s.m. - [...] 2. Giro attraverso luoghi o paesi diversi dal proprio, con soste e permanenze più o meno lunghe, allo scopo di conoscere, istruirsi, sviluppare o consolidare rapporti, divertirsi [...]
Definizione da Giacomo Devoto e Giancarlo Oli, "Il dizionario della lingua italiana", Le Monnier

Questa sera ho lasciato l'ufficio con il solito carico di dubbi, tensioni e quant'altro. Mi succede continuamente da quando ho cambiato lavoro e negli ultimi giorni sta anche peggiorando, tanto che devo costringermi ad alzarmi dalla scrivania perché altrimenti rimarrei lì giorno e notte in preda alla paranoia.

Sono uscito con soli trentacinque minuti di ritardo, per quanto i segni delle mie unghie che tentavano disperatamente di aggrapparsi alle suppellettili rimangano a imperitura memoria della mia lotta interiore. Passo dopo passo, ancora immerso nei miei pensieri, ho trovato il tempo di guardare il cielo e scoprire che, mentre lottavo con le mie ansie e le mie scartoffie, fuori le nuvole si erano diradate e il sole faceva timidamente capolino. Così sono stato colto da una folle idea.

Si, le sette sono probabilmente il momento in cui il traffico è più congestionato e la gente ha più voglia di tornare a casa. Ma dopotutto, chissenefrega.

Amarilla si è spenta 4 volte sulla prima rampa del box e ha saltellato come una puledra imbizzarrita sulla seconda, alla fine ho realizzato che probabilmente chiudo l'aria prima che il motore sia abbastanza caldo ma intanto le rampe erano finite.

La città all'ora di punta è popolata da quelli che non vedono l'ora di arrivare. È un luogo pericoloso, soprattutto per uno che vorrebbe semplicemente bighellonare un po'. Non c'è spazio per le incertezze o per cambiare idea, devi avere un obiettivo e giocare senza regole se lo vuoi raggiungere per cena. Io, goffo e imprevedibile come lo può essere solo un principiante, mi sentivo mal sopportato e decisamente fuori posto. Dopo pochi minuti la voglia di stare in sella già latitava, stavo accumulando una razione supplementare e gratuita di stress, ed un pur sempre forte attaccamento alla vita mi suggeriva di riguadagnare la via di casa.

Cercavo di evitare il traffico più congestionato e non credevo che avrei trovato tutti quei ricordi ad aspettarmi lungo la strada. Invece di svoltare ho proseguito verso l'entroterra. Piano piano mi sono lasciato il traffico alle spalle, poi l'ultima fermata dell'autobus, poi è cominciato un odore fortissimo di miele che veniva dalle acacie in fiore. Niente più palazzi ma solo villette a due piani circondate da giardini, le insegne delle osterie, la chiesa di campagna. Il cielo si rabbuia un po' ma ho ancora almeno un'oretta di luce a disposizione. Vado piano, proprio piano, provo a bilanciarmi e a spostare il peso per vedere come reagisce Amarilla, provo a scalare prima delle curve, provo a mandarla su di giri nei rettilinei, e mano a mano che mi sembra di capire come portare questi quasi duecento chili d'acciaio accelero un po' di più, freno un po' di più, piego un po' di più. Nonostante i miei sensi siano concentrati sulle sensazioni che mi trasmette lei non posso non farmi avvolgere da tutta questa natura. In sella percepisci subito gli odori, i colori, gli sbalzi di temperatura fra l'ombra e il sole, non c'è nulla che ti separi dal mondo e non guardi il paesaggio, come dal finestrino di un'auto, sei parte di esso. Non penso più a nulla.

Era da dieci anni, quando fresco di patente scarrozzavo in giro la panda carica di amici, che non facevo più un giro per il gusto di fare un giro. Sarà che siamo grandi e non abbiamo più tempo, sarà che con quegli amici non è che ci frequentiamo più tanto, saranno un sacco di cose ma oggi non posso che essere d'accordo con quelli che dicono che la cosa veramente importante non è la destinazione, ma il viaggio.

Alle ultime luci del crepuscolo sono tornato a casa sorridente e soddisfatto.

Però. Mi chiedo se valga la pena di essere così tutti i giorni, e per cosa poi, per la proiezione mentale di una felicità futura che non è assicurata da nessuna parte, per la carriera che chissà fin dove arriverò, per i soldi che una moto pagata due lire mi basta e mi avanza, per soddisfare il mio ego bastardo che probabilmente è più grande delle mie capacità. Voglio smettere. Qualcuno ha un cerotto?

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