lunedì, agosto 20, 2007

Polvere di fris(t)elle

Frisella [fri.sèl.la] s.f. - Piccola forma di pane secco [...] che si consuma generalmente con pomodoro fresco, olio e sale, dopo averla fatta rinvenire in acqua.
Definizione da Giacomo Devoto e Giancarlo Oli, "Il dizionario della lingua italiana", Le Monnier

E così le ferie sono finite anche per me. Non ho nemmeno fatto in tempo ad accorgermi che fossero iniziate, in realtà.

Lo scorso fine settimana prove generali in Piemonte, per la prima volta in sella. Niente autostrade, niente statali, mi sono inerpicato su strade che sono quasi sentieri fra i boschi di Liguria e Piemonte. Scarsamente trafficate credo sia la definizione più adatta. Dopo un incipit sotto le nuvole del Turchino e la nebbia del Faiallo come un pellegrino medioevale ho avuto il sole a farmi compagnia sulle Langhe, ancora deserte alle 8 e mezza del mattino, che con le loro dolci curve mi hanno portato a destinazione. Totale: 4 ore di moto. Inizia bene. Quando sono arrivato i parentes avevano già imbandito la tavola con sugo di salsiccia e lo stufato con patate. Prosegue meglio. E poi nel pomeriggio ho fatto il bagnetto ad Amarilla che ne aveva davvero bisogno e una bella gita fino a Viola di cui avevo davvero bisogno io, dove con il Master ed altri amici ci siamo sparati un bel po' di stelle cadenti e di cazzate. Gran finale.

Lunedì mattina alle 5 am ritorno sotto l'acqua (regolare, avevo appena lavato la bestiola), divertendomi un po' meno (non è vero) e chiedendomi perché, perché mai sul colle di Cadibona le auto possono andare a 80 e i motociclisti solo a 60? Ma che senso ha? Ci volete far arrotare?

Martedì invece sono iniziate le ferie. Vorrei tributare un grazie a Trenitalia perché le cuccette della Freccia Adriatica sono probabilmente le stesse che portavano i nostri soldati al fronte durante la Grande Guerra, solo vanno in un'altra direzione. Ne è valsa la pena però, perché a Metaponto, dopo 13 ore di viaggio, sembrava di essere su una spiaggia della Polinesia, con tanto sole, sabbia finissima, un cielo azzurro intenso senza una nuvola e un mare pulito e bellissimo. E poca gente. La cucina di casa Compà e le granite fantastiche di Sant'Arcangelo, assieme alle mie dormite che in pochi giorni sono diventate leggendarie in tutto lo paese, hanno contribuito a restituirmi qualche goccia della serenità perduta. Sui kart ho fatto scorrere l'adrenalina ingarellandomi di brutto e i fuochi d'artificio di San Rocco mi hanno incantato come sempre, assieme alla bellezza delle ragazze del sud e alla dignità di quelle vecchine in nero sedute sui gradini, nei vicoli de lo paese, che guardano le nuvole e la gente chiassosa passare e pensano a chissà cosa con i loro occhi profondi come il mare.

Ho passato le mie ferie in una regione quasi deserta, dove tutti i giovani, più e meno coetanei, con i quali ho parlato sono stati costretti a emigrare per trovare un lavoro come "uomini liberi" da un sistema clientelare che strangola tutto, che si percepisce anche dal finestrino dell'auto negli scheletri di costruzioni mai finite, nelle immense cattedrali nel deserto che si incontrano di quando in quando, nelle insegne sbiadite di negozi un po' vuoti. Il paesaggio riarso dal sole, le colline argillose e l'erba gialla, la duna mediterranea, tutto sembra comunicare un atavico senso di stanchezza e di insofferenza, poi però senti questi ragazzi parlare e scopri che dietro la curva ci sono anche campi di grano e foreste di ulivi, animali al pascolo e il lago del Pertusillo, la pista di kart dove correre a rotta di collo e il lido Dom Pablo dove rilassarsi sotto gli ombrelloni di fascina, il cielo pieno di stelle e la voglia di fare e di spezzare le catene.

Il ritorno è stato tranquillo, in aereo. Sono due anni che non stacco dal lavoro per più di qualche giorno e comincio a essere stanco. La giornata in ufficio è stata mediamente orribile, ma nello zaino ho un pacco di friselle di Sant'Arcangelo, un po' frantumate dal viaggio.

Polvere di friselle, sarà magica?

Nessun commento: